nei dintorni

MONTECOPIOLO

montecopioloCentro principale del Comune è Villagrande, località in cui il settore turistico è particolarmente sviluppato grazie alla presenza di numerosi alberghi e di 2 villaggi turistici. Posto a pochi chilometri da San Leo e dalla riviera adriatica, il luogo è ideale per escursioni a piedi e in mountain bike immersi nella lussureggiante natura di prati e boschi del Monte Carpegna e dei rilievi adiacenti. 4 attrezzate piste da sci con impianti di risalita, due situate a Villagrande e due in località Eremo di Montecopiolo sul Monte Carpegna, accolgono gli appassionati degli sport invernali, mentre le tradizioni locali si mantengono ancora vive grazie alla millenaria Fiera di Pugliano che si svolge ogni lunedì di settembre.

SAN LEO

SANLEOSAN LEO un masso aguzzo cinto da rupi strapiombanti in un digradare di paesaggio dagli Appennini al mare,un accavallarsi di vetuste case fra una superba rocca e un occhiuta torre campanaria, un intrecciarsi di storia e leggenda,di sacro e profano, fra orride carceri e composte pievi:tutto questo e SAN LEO. Altura sacra agli dei quando vi giunse il SAN LEO nel 3 secolo, fu da questi ritenuta luogo ideale perla diffusione del cristianesimo che da qui,infatti,si irradio per tutta la regione circostante,configuratasi più tardi come diocesi di Montefeltro l’antico nome della città. Nel turbinio di guerra fra goti e bizantini,longobardi e franchi, SAN LEO vide crescere la sua fama si fortezza inespugnabile. Elevata al rango di capitale del regno ltalico nel 963 da Berengario qui rifugiato, la minuscola ma fortissima città subì per parecchi mesi l’assedio di ottone l’imperatore di Germania. lntorno al 1200 ha inizio qui la signoria dei conti di Montefeltro che,divenuti poi duchi di Urbino, tanta parte avranno nello sviluppo della civiltà rinascimentale. lntanto la rocca si amplia e si abbellisce, soprattutto per il genio di Francesco Di Giorgio Martini, architetto militare dei duchi di Urbino. Il Bembo la definisce mirabile arnese di guerra. Fasti politico militari di SAN LEO cessano nel 1631 quando estintasi la famiglia ducale di Urbino, il territorio passa allo stato pontificio. la rocca, cessata la sua funzione militare,viene degradata a carcere. In essa finisce i suoi giorni, tra gli altri, Giuseppe balsamo, meglio conosciuto come conte di Cagliostro, figura enigmatica e piena di fascino,intorno alla quale si e dispiegata una vasta letteratura oggi, la rocca, ripulita dalle sovrastrutture ottocentesche che ne alteravano le eleganti linee rinascimentali,e tornata al suo splendore architettonico che ne fa una delle più celebrate testimonianze di arte militare. La vista che di qui si gode e delle più esaltanti:si spazia dal monte fumaiolo al mare adriatico su un paesaggio tutto boschi, picchi rocciosi,calanchi,e costellato di rocche borgate e case rurali. Nel tessuto urbano del centro storico, di impronta seicentesca e ben conservato emerge inoltre un complesso monumentale di carattere religioso,unico nel suo genere, che fa di SAN LEO una vera città d’arte. Pieve, duomo, torre campanaria e convento di Sant’lgne svolgono,infatti,tutto il ciclo del romanico, inserito fra le ultime forme basilicali della pieve e i primi accenni del gotico nel duomo e in sant’lgne. lscrizioni marmoree e stemmi gentilizi fregiano i palazzotti cinque seicenteschi che si affacciano sulla piazza, salotto della cittadina, dove, col chioccolio della fontana e lo svolazzare dei piccioni,si colgono tutte le voci e gli odori, soprattutto quelli della sapida cucina locale. Un clima di bellezza e suggestione,di serenità e di pace e ciò che SAN LEO offre al turista non frettoloso,in una cornice di storia ed arte tra le più belle d’ltalia.

URBINO

URBINOUrbino è situata tra le valli dei fiumi Metauro e Foglia, su due colli a 451 metri sul livello del mare, dai quali si gode un vasto panorama che abbraccia verdi colline e maestose montagne. Il centro storico ha un’estensione di poco più di un chilometro quadrato, racchiuso tra le mura bastionate ed interamente costruito in mattoni cotti. Di forma romboidale allungata, il centro è diviso da due assi viari principali e quasi perpendicolari tra di loro (Via Mazzini e Via Cesare Battisti per un verso Via Raffaello e Via Veneto dall’altro), che si incontrano nella Piazza principale (Piazza della Repubblica), luogo di incontro abituale degli urbinati e degli studenti. Il territorio comunale comprende diversi quartieri, a poche centinaia di metri dal centro storico (Piansevero, Mazzaferro, ecc.) e molte frazioni distanti anche diversi chilometri (Trasanni, Gadana, Schieti, Canavaccio, ecc.), tutte collegate da trasporti pubblici. L’estensione complessiva è di ben 227,9 chilometri quadrati, per una popolazione di 18.000 abitanti.

ROCCAFORTE DI GRADARA

ROCCAFORTELa roccaforte di Gradara si erge su un colle (142 m sul livello del mare) al confine tra Marche e Romagna in posizione strategica e dominante. Dista 25 Km da Rimini, 13 da Pesaro, 3 dalla strada Adriatica. A tutti quelli che la raggiungono piace rievocare il tempo antico mentre si compie il giro sulle merlate mura e si supera il ponte levatoio e si incontra l’elegante cortile. Le sale interne ricordano gli splendori delle potenti famiglie che qui hanno governato: Malatesta, Sforza e Della Rovere. La costruzione ebbe inizio attorno all’XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che usurparono la zona al comune di Pesaro. Nella prima metà del XIII secolo, Malatesta da Verucchio detto il Centenario, aiutato dal papato, si impossessò della torre dei De Grifo e ne fece il mastio della attuale Rocca. Non è noto il nome del geniale architetto che ne diresse i lavori ma si notano interessantissimi particolari (le tre torri poligonali coperte ed abbassate al livello dei cammini di ronda) che avranno larga attuazione solo nella seconda metà del XV secolo. Ricordiamo inoltre la doppia cinta muraria ed i tre ponti levatoi che resero pressoché inespugnabile la possente Rocca malatestiana. Il piccolo paese di Gradara è raccolto fra prima e la seconda cinta di mura. Dopo il potere dei Malatesta e la tragedia di Paolo e Francesca che qui si consumò nel settembre 1289, arrivarono gli Sforza. Nel 1494, appena quattordicenne, arriva Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza. La giovinetta, che ci viene sempre descritta come perversa e corrotta era in realtà una gaia fanciulla dai capelli d’oro e dagli occhi azzurri che subiva l’influenza del padre: il terribile Papa, Alessandro VI Borgia. Il genitore obbligava la giovane figlia a lasciare il precedente marito ed a sposarne di nuovi per i suoi loschi intrighi.
Gli sposi che non volevano lasciare Lucrezia finivano, come sappiamo, per essere avvelenati. Infatti nel 1497, per volere del Papa, fu sciolto il matrimonio con Giovanni Sforza e quest’ultimo ebbe salva la vita perché accetto di firmare un documento in cui ammetteva (falsamente) di essere impotente. Dopo un breve periodo di dominazione del fratello di Lucrezia, Cesare Borgia detto il Valentino, arrivarono i della Rovere. Era salito al soglio pontificio Giulio II e questi mise a governare Gradara il nipote Francesco Maria II. Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli, poi agli Omodei di Pesaro, quindi agli Albani ed infine, nella seconda metà del 1700 al marchese Mosca di Pesaro. Egli si occupò amorevolmente della costruzione ed alla sua morte volle essere sepolto nella chiesa parrocchiale di S.Giovanni Battista situata entro la seconda cita di mura. La Rocca divenne proprietà comunale e questi nel 1877 la cedette al conte Morandi Bonacossi di Lugo. Nel 1920 l’Ing.Umberto Zanvettori di Belluno, ma residente a Roma, la comperò per tre milioni di lire e nelle sue abili mani essa rinacque! Chiamò collaboratori di fama quali gli architetti Ferrari e Giovannoni. Così con un preciso e delicato restauro si collegò a quello compiuto quattro secoli prima da Giovanni Sforza.

SAN MARINO

SANMARINONel corso degli anni la piccola Comunità del Monte Titano, memore della figura leggendaria del tagliapietre Marino, si chiamò “Terra dei San Marino” poi Comune di San Marino” e infine “Repubblica di San Marino”. Queste le origini del corpo sociale che poi affidò il proprio autogoverno ad un’assemblea di capi-famiglia cui venne dato il nome di Arengo; a questa assemblea si deve la definizione dei primi statuti e leggi ispirate a principi democratici. Nel 1243 si nominarono i primi due Capitani Reggenti. Più volte l’autonomia di San Marino fu minacciata nel corso dei secoli e più volte i sammarinesi riuscirono a mantenere la loro libertà in nome di un diritto NEMINI TENERI proclamato da Marino sul Monte Titano. NEMINI TENERI vuol dire non dipendere da nessuno. cioè “libertà” nel linguaggio medioevale.
Napoleone nel 1797 offrì addirittura di estendere il territorio in cambio di doni ed amicizia, ma i sammarinesi rifiutarono l’ampliamento. Nel 1861 Lincoln scrisse ai Capitani Reggenti per manifestare l’apprezzamento per San Marino e la sua storia; la Repubblica di San Marino vanta una tradizione di ospitalità eccezionale in tutti i tempi, in questa terra della libertà non fu mai negato il diritto di asilo e l’aiuto ai perseguitati qualunque fossero le loro condizioni e le loro idee, fra tutti ricordiamo Giuseppe Garibaldi nel 1849 che fuggiva dall’accerchiamento egli eserciti nemici e trovò rifugio proprio sul Monte Titano. Durante l’ultimo conflitto Mondiale San Marino ospitò oltre 100.000 rifugiati. Oggi la Repubblica di San Marino indipendente, democratica e neutrale continua a vivere fedele alle antiche tradizioni e sempre più sensibile alle istanze di libertà. Oramai San Marino è una realtà politica accettata, riconosciuta. A partire dal 1971 nomina ambasciatori. Entra poi nel Consiglio d’Europa, ha un posto nella CSCE, è membro dell’ONU (organizzazione in cui tutti i paesi membri sono uguali nel diritto, indipendentemente dalle dimensioni e dalla collocazione geografica). E’, questa, la più alta affermazione del NEMINI TENERI, l’idea di libertà, concepita sul Titano, nel silenzio dell’isolamento da un pugno di montanari, accanto al sacello di un Santo, nei primi secoli del Medioevo cristiano. E poi difesa con ogni mezzo e verso tutti, fino ad avere il riconoscimento di tutti.